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Come la pandemia ha inciso sul ‘consumo’ di notizie

Alla sovrabbondanza di informazioni sui social network e sui siti web si accompagna spesso la tendenza ad evitare le notizie. Oppure a cercare conferme di quanto già si pensa o si suppone, senza una reale ricerca della verità dei fatti

Le dimensioni e la diffusione globale della pandemia hanno avuto un impatto significativo sul “consumo” delle notizie da parte dei cittadini. Al generarsi di una sovrabbondanza di informazioni – non sempre attendibili – è seguita la tendenza ad evitare le notizie. Quasi un istinto di sopravvivenza: per non essere sopraffatti dalle informazioni si tende ad schivarle. Oppure a scegliere la via più facile e veloce: la conferma immediata di quanto già si pensa.

Dall’elusione delle notizie al “doomscrolling”

Due studiosi olandesi si sono chiesti se una interruzione della vita quotidiana, come quella imposta dalla pandemia, potesse cambiare le abitudini di consumo delle notizie o crearne di nuove. Dalla loro ricerca, realizzata su un campione di un migliaio di persone nell’estate 2021, sono emerse tendenze contrastanti. C’è chi ha iniziato ad ignorare le notizie e chi ad “abbuffarsi” di informazioni. Un altro studio (norvegese) ha riscontrato come nel clou della pandemia il sovraccarico di informazioni causasse nelle persone un disagio emotivo: da qui l’allontanamento dalle notizie.

La pandemia ha anche diffuso l’utilizzo di un nuovo termine: “doomscrolling”. Ovvero, la ricerca compulsiva di cattive notizie online.  Un’abitudine già esistente tra persone ansiose o depresse, per via del cosiddetto bias di conferma, la tendenza a leggere solo ciò che è in linea con il proprio pensiero. In tempi di Covid,  questa modalità si è diffusa enormemente, complici i titoli ad effetto e catastrofici dei siti web e dei social network.

I social come fonte d’informazione sui vaccini

La metà degli americani afferma di aver letto alcune (30%) o molte (18%) notizie sui vaccini contro il  Covid direttamente dai social. L’altra metà (51%) dichiara di non avere ricevuto informazioni in questo modo. Lo riporta un sondaggio del Pew Research Center condotto nell’estate 2021. Allo stesso tempo, la maggior parte degli americani (60%) ritiene che i social media non rappresentino una fonte importante per stare al passo con le notizie su questo argomento. Percentuale che però si ribalta se la domanda viene posta a coloro che utilizzano i social come fonte prioritaria d’informazione.

Guardando alle singole piattaforme, circa quattro americani su dieci che utilizzano regolarmente Snapchat (39%) e Instagram (40%) affermano di avere ottenuto informazioni relative ai vaccini tramite i social media. Lo stesso vale per circa un terzo degli americani che s’informano su Twitter, Facebook e TikTok. Solo tre su dieci di coloro che utilizzano LinkedIn, YouTube e Reddit per informarsi affermano di aver appreso novità legate ai vaccini tramite i social media.

Social network e disinformazione

Il problema è che i social, TikTok in primis, sono diventati una fonte di disinformazione sul Covid. Nonostante le linee guida della piattaforma vietino la diffusione di informazioni non verificate sulla salute, e l’azienda abbia promesso di monitorare e migliorare la qualità dei contenuti sull’argomento, l’algoritmo di TikTok tende ad amplificare proprio le fake news sul Covid e sui vaccini.

Il rischio è che chi si informa prevalentemente tramite questi canali restringa in modo drastico la varietà e lo spettro di notizie attendibili. Anche perché i social, e specialmente TikTok, permettono una forte personalizzazione del proprio feed: in questo modo è probabile che una persona veda sempre e soltanto contenuti dello stesso tipo, rafforzando le proprie convinzioni, anche se non supportate da dati ufficiali.